AA.VV. Il libro tibetano dei morti

“Il libro tibetano dei morti”, conosciuto anche come “Bardo Thödol”, che significa “Liberazione attraverso l’ascolto nel Bardo”, è un testo sacro del buddismo tibetano scritto presumibilmente nel VIII secolo da Padmasambhava, figura fondamentale nel buddismo tibetano. Il libro funge da guida per i morti durante il periodo intermedio tra la morte e la rinascita, denominato bardo. Il testo è strutturato come una serie di istruzioni date al defunto, recitate dai lama durante il processo di morte e dopo di essa, per aiutare il trapassato a navigare attraverso varie fasi del bardo, affrontare visioni e suoni terrificanti, e infine raggiungere la liberazione dalla rinascita ciclica o il passaggio verso una rinascita favorevole.

“Il libro tibetano dei morti” è un’opera profondamente spirituale e esoterica, ricca di simbolismo e metafore, che riflette la visione cosmologica e soteriologica del buddismo tibetano. Il testo non solo serve come manuale per i morti ma è anche una guida per i vivi, offrendo insegnamenti sulla natura impermanente della vita e sull’importanza della meditazione e della consapevolezza. Le pratiche descritte nel libro sono destinate a preparare l’individuo alla morte, considerata un’opportunità significativa per la liberazione spirituale. Con il suo approccio unico alla morte, il “Bardo Thödol” offre una prospettiva diversa rispetto alle tradizioni occidentali, enfatizzando la possibilità di trasformazione e rinascita piuttosto che il timore o il tabù. Questo testo continua ad attrarre interesse non solo tra i praticanti del buddismo ma anche tra coloro che cercano una comprensione più profonda della morte e delle pratiche spirituali associate ad essa.


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