Giovanni Verga (1840-1922)
Giovanni Verga è una delle figure più emblematiche del verismo italiano, movimento letterario che si propone di ritrarre la vita quotidiana e le condizioni sociali con una fedeltà e una precisione scientifica. Nato nel 1840 a Vizzini, un piccolo paese in provincia di Catania, Sicilia, Verga crebbe in un ambiente familiare benestante che gli permise di ricevere un’educazione solida, seppur iniziata tardi a causa delle sue condizioni di salute durante l’infanzia.
Dopo aver completato gli studi liceali a Catania, si trasferì a Firenze per studiare giurisprudenza, un percorso che abbandonò presto per dedicarsi completamente alla letteratura. A Firenze, Verga entrò in contatto con il fervente ambiente culturale della città, dove iniziò a scrivere le prime opere sotto l’influenza del romanticismo, stile dominante dell’epoca.
La svolta verso il verismo avvenne dopo il suo ritorno in Sicilia e successivamente, durante il suo soggiorno a Milano, città che all’epoca era al centro della vita letteraria italiana. Qui, Verga scrisse alcuni dei suoi capolavori, tra cui “Storia di una capinera” e “I Malavoglia”, opere che riflettono il suo interesse per le vicende umane e sociali dei più umili e dei dimenticati dalla fortuna.
“Storia di una capinera”, pubblicato nel 1871, è un romanzo epistolare che narra la vita di Maria, una giovane novizia costretta a tornare in convento dopo aver assaporato la libertà e l’amore durante un breve soggiorno a casa per sfuggire a un’epidemia di colera. Attraverso la storia personale di Maria, Verga esplora temi come la repressione sociale e religiosa e il conflitto tra desiderio personale e dovere, offrendo un ritratto intenso e commovente della condizione femminile dell’epoca.
“I Malavoglia”, pubblicato nel 1881 e considerato il suo capolavoro, descrive la lotta di una famiglia di pescatori di Aci Trezza per mantenere il controllo della loro barca, simbolo del loro onore e della loro sopravvivenza economica, in mezzo a innumerevoli avversità. L’opera è una pietra miliare del verismo per la sua capacità di rappresentare la vita rurale siciliana con una precisione quasi documentaristica, senza mai scadere nel sentimentalismo.
Il contributo di Verga alla letteratura non si limita alla creazione di narrazioni potenti; la sua tecnica narrativa, caratterizzata dall’uso del discorso indiretto libero e da una prosa asciutta e essenziale, ha inaugurato una nuova era nella scrittura realista, influenzando generazioni di scrittori italiani e internazionali.
Dopo il successo de “I Malavoglia”, Verga tentò di completare il ciclo dei “Vinti” con “Mastro-don Gesualdo” nel 1889, altro romanzo fondamentale che esamina l’ascesa e la caduta di un arricchito, mostrando come anche la ricchezza e il potere non siano in grado di proteggere dai capricci del destino.
Nonostante il riconoscimento critico, Verga visse gli ultimi anni della sua vita in relativa solitudine a Catania, dove morì nel 1922. Oggi, la sua casa è diventata un museo dedicato alla sua vita e alla sua opera.
La decisione di Rinascilibri di includere Verga nel suo catalogo riflette l’impegno della casa editrice a valorizzare autori che hanno saputo narrare con onestà e intensità le dinamiche sociali e individuali, offrendo spunti di riflessione sulla natura umana e sulla società. Le opere di Verga, con la loro ricca tessitura di personaggi e ambientazioni, continuano a essere un riferimento essenziale per chiunque desideri comprendere più profondamente le radici e le evoluzioni della letteratura realista e verista.
Per approfondire (Treccani)